Non tutte le grandi mamme hanno un figlio rugbista, ma tutti i figli rugbisti hanno una grande mamma !

Cari Amici, dopo l’elogio dei babbi, per evitare di essere (mal)menato dal gentil sesso (scherzo naturalmente !) ho scritto “due righe” per le mamme rugbiste, ma non solo. Anche questa volta ho tratto ispirazione dal web, ed in particolare da una bella lettera scritta qualche anno fa da una mamma pratese. Non aggiungo altro, buona lettura e tanti auguri a tutte le mamme del mondo !

Simone N.

 

 

 

Cominci quando è ancora nella pancia. Stai attenta a quello che mangi, non fumi, non bevi, zero stress.
Poi nasce. Notti insonni, corse al Meyer e file dal pediatra per ogni piccolo particolare che ti sembra non vada, i primi passi barcollanti ti fanno venire il mal di stomaco: cadrà, si farà male ? E poi quei puntini rossi: oddio e ora ? E poi “Perché piange” oppure “Perché non piange” ?!?

Le prime lacrime all’asilo, notti tormentate: “Avrò fatto bene, soffrirà, si sentirà solo ?”. Le tragedie per un graffietto ed una spinta da un amichetto: “Quelle maestre non li guardano abbastanza !”.

Poi cominci a sognare che faccia sport, lo sport fa bene, certo una disciplina non troppo rischiosa, magari con una bella rete in mezzo ed al coperto.

Ed invece eccoti qui, attaccata ad una rete, ai bordi di un campo nel quale i ciuffi d’erba sono venerati come le reliquie di un santo, a guardare un’accozzaglia indefinita di gambe, facce, braccia intrecciate che si agitano dentro una palude, con la consapevolezza che sotto quel mucchio c’è lui, il tuo adorato pargoletto ! Ma lo stomaco non ti fa più male, tanto lo sai che si rialza e che nella prossima mischia lui sarà di nuovo lì.

Hai visto bambini timidi trasformarsi in “feroci cinghiali”, ragazzini aggressivi mettersi a piangere, chiedere scusa ed abbracciare gli “avversari”, babbi refrattari a qualunque sforzo fisico ed amanti del materasso e del divano alzarsi alle sei di domenica mattina per organizzare trasferte e concentramenti, mamme panterate e tacco 12 alle prese con pastasciutta, arista e patatine per decine di ragazzini urlanti ed affamati dopo le partite, nonni asciugarsi furtivamente qualche lacrima alla vista del nipotino che entra in campo, mano nella mano con altri bambini, con una maglia che gli arriva alle caviglie..

Un altro pianeta ? Forse sì. Un virus ? Certamente ! Ti entra nel sangue e ti divora, con la sua passione e semplicità. Una setta “non segreta”, certo legata ai colori di una maglia ma sempre pronta a riconoscere nel mondo i propri “simili”.

Ma cos’è questo rugby ?!? Non lo sai cos’è, però ti incolla a quella rete a bordo campo, magari sotto una pioggia torrenziale o un sole torrido, e ti fa vedere che in quel campo non c’è soltanto tuo figlio ma un gruppo di ragazzi che giocano e si divertono. Che poi, come per i babbi, diventano tutti un po’ figli tuoi, anche quelli che hanno la maglia di un colore diverso.

E fuori dallo spogliatoio ti accorgi che di quell’insieme fa parte anche lui, con le battutacce e le canzoni cantate a squarciagola, con le sue ansie e le sue paure e le sue manie di protagonismo che in campo spariscono e cedono alla voglia di divertirsi e di fare gruppo.

E per te, mamma, in fondo cosa resta ? “50 sfumature di fango”, le sveglie all’alba, le trasferte in posti finora solo sentiti nominare o letti su qualche libro alle medie, le torte per i concentramenti, il ghiaccio sui suoi lividi, le rincorse per fargli fare i compiti la domenica pomeriggio …

Dopo anni di concentramenti e maglie fangose e calzini puzzolenti però cominci un po’ a capirlo, riesci a gustartelo questo rugby, hai capito che non sei qui a guardare il tuo “campione” ma un gruppo di amici che cresce insieme, hai compreso che come mamma di un rugbista non devi augurarti di avere un campione tra le mani, che il futuro di questo figlio non è sfondare nel rugby ma crescere grazie a questo sport, a quello che gli dà e che lo può far diventare: un uomo o una donna pieni di passione in quello che fanno, che lottano, stringono i denti e insieme agli altri arrivano alla meta.

Questo ti auguri, mamma; gioco, divertimento, impegno, educazione, lealtà, amicizia … tutto per ben più importanti mete nella vita … uomini e donne migliori per il nostro domani.

E allora grazie ed auguri mamma, per tutto quello che sei e che fai, non solo per me !

E sai mamma, forse non lo sapevi ma a pensarci bene anche tu, proprio perché mamma, sei sempre stata e sempre sarai una rugbista !

Posizione per l’allattamento al seno detta “a rugby”

Questa posizione offre il miglior sostegno per l’attacco: è facile portare il bambino verso il seno e puoi anche vederne tutto il volto. È una posizione ottimale per allattare un bambino, perché stringendolo saldamente contro il tuo corpo lo farai sentire più al sicuro.

Dai Rinoceronti del Sesto Rugby per tutte le mamme … hip hip urrà !

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